La lettura è uno strumento di autoaiuto psicoeducativo anche in ambito terapeutico.
La lettura può accompagnare un percorso terapeutico, aiutare ad aprire file, lavorare per metafore, suggerire emozioni.
In questo romanzo, ad esempio, pubblicato nel 2018 a cura di edizioni San Paolo, l’autore (Guido Sgardoli), ripercorre il tempo che accompagna l’evoluzione di una famiglia, dalle sue origini fino ai giorni nostri. E’ una saga familiare che costringe, volente o nolente, i suoi protagonisti a fare i conti con le proprie radici.
Ciascuno di loro, proprio come tutti noi, porta dentro di sè quell’antico inizio, le origini che aiutano a ritrovare la strada quando gli eventi della vita la confondono.
Di fronte alle separazioni, ai lutti, riscoprire da dove veniamo è uno step fondamentale; ritrovare dentro di noi qualcosa che ancora vive e dà il senso della continuità è lo strumento per dare significato alle evoluzioni, a volte drammatiche, della vita.
Nel racconto, nel corso dell’evolversi della storia, uno dei personaggi, tornato sull’isola “Lo Scoglio” da dove ebbe inizio tutta la sua dinastia, dice:”non verrò a morire qui…ma mi fa bene, mi dà serenità e anche coraggio sapere che lo Scoglio esiste e che da qui io provengo…”
Essere consapevoli delle proprie origini e delle proprie radici, pur mantenendo la capacità di “spiccare voli” altrove, significa rimanere sintonizzati con se stessi, avere un “luogo sicuro” dove poter tornare con la mente e saper tornare con le emozioni, significa non sentirsi persi quando si perde qualcuno ma essere coscienti del fatto che partecipiamo al senso di continuità e che portiamo con noi qualcosa che viene da molto, molto lontano.
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