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PERCHE’ LA SOLITUDINE FA PAURA? A COSA SERVE LA SOLITUDINE?

Possiamo dire che la solitudine si può collocare a un estremo o nell’altro di un continuum: da una parte abbiamo la solitudine vissuta come abbandono, separazione, perdita e vuoto, dall’altro lato la solitudine è vissuta come arricchimento e serenità.

Ma la vera distinzione non è tra essere soli e non essere soli, bensì tra essere soli e “sentirsi” soli (seppur in mezzo a tanta gente e, oggi, con tanto di connessione costante sui social).

Ciò significa che è la nostra personale percezIone a fare la differenza sul vissuto di solitudine e questo, per certi aspetti, ci restituisce il potere sulla questione.

La letteratura, la storia, la poesia ecc sono pieni di esempi in cui la solitudine viene narrata come status di grande nutrimento. Ne è un esempio il Gautama Buddha, che per raggiungere l’illuminazione spirituale praticò innumerevoli volte il cammino della solitudine o come la poesia di Giovanni Prati, “Isolamento”, tratta da Da “Memorie e lacrime” che racconta molto bene questo sentimento:

Amo il fiore se, germina soletto,

Più che se adorna di mill’altri il suolo;

Amo il ruscello, che per picciol letto

Passa ne’campi, e l’uccellin che il volo

Muta per poche fronde, e fuor del petto,

Versa cantando qualche antico duolo;

Ed amo l’astro che nell’aer schietto

Senz’altra compagnia brilla nel polo.

Amo la nuvoletta, che si tinge

d’una languida porpora, e non posa

Per l’ignoto desio che la sospinge;

Mi prende amor d’ogni isolata cosa,

Perché l’anima mia vi si dipinge

Isolata in eterno e dolorosa.

SOLITUDINE E CORPO

Marco Cacioppo, nel 2008, ha dimostrato, attraverso la diagnostica per immagini, che le persone che si sentivano sole attivavano la stessa area cerebrale di chi provava un dolore fisico; ciò significa che il sentirsi soli crea dei veri e propri effetti fisiologici sul nostro corpo.

Sono moltissimi gli effetti che la solitudine può provocare sulla salute fisica: problemi cardiaci, di memoria, cerebrali.

COSA FARE DUNQUE SE CI SENTE SOLI?

Imparare quali meccanismi mettiamo in campo nella relazione con gli altri ci aiuta a capire come “aggiustare il tiro”; evitare l’evitamento che, al di là del gioco di parole, ci aiuta ad uscire da circoli viziosi che ci fanno sentire sempre più isolati; scoprire la forza della solitudine, il lato migliore dello stare con se stessi, il nutrimento e la crescita che possiamo trovare nella solitudine e la scelta di relazioni di qualità (contro la mera quantità)

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Foto di elifskies

Di PIERINI SIMONA

Psicologa, Psicologa giuridica, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Studio privato a Roma e Reggio Emilia
Terapia on line (Skype, WhatsApp, GoogleMeet...)

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