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psicologia

La depressione post-partum

I dati ci dicono che circa il 70% delle donne dopo il parto, manifesta sintomi associabili a una leggera depressione post partum, ma caratterizzati da transitorietà: il cosidetto Baby Blues

Il termine “Baby blues” è stato coniato dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott per definire i sintomi leggeri di depressione che spesso vive la donna nei primi giorni dopo il parto. Generalmente tende a risolversi spontaneamente entro circa due settimane. Questo stato di malessere passeggero è caratterizzato da umore instabile, crisi di pianto, stanchezza e tristezza, che tuttavia non alterano la capacità della donna di prendersi cura del proprio bambino

La vera e propria depressione post-partum o depressione post-natale (DPN), che invece sembra colpire circa il 10-20% delle donne, è più duratura e solitamente è caratterizzata da una serie di sintomi:

• sentimenti di tristezza

• senso di colpa

• ansia

• senso di inutilità

• difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni anche banali

• disturbi del sonno e dell’appetito

• pensieri suicidari o di morte

• perdita di interessi e mancanza di energie

Ci sono alcuni fattori che possono predisporre allo sviluppo di una depressione post partum; sono fattori di ordine biologico (mancanza di sonno, sbalzi ormonali ecc), psicologico (avere una bassa autostima, sentirsi spesso inadeguati ecc) e psicosociale (lo stato economico, la rete familaire ecc)

Uno studio statunitense condotto su quasi cinquemila madri e pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics, rivela che i sintomi della depressione post-partum possono essere rilevati anche fino a 36 mesi dalla nascita di un figlio. Nell’insieme, il 25.3 per cento delle donne studiate ha manifestato sintomi depressivi nei tre anni conseguenti al parto. Ragion per cui, sottolineano gli esperti, sarebbe opportuno estendere i controlli almeno ai primi 24 mesi successivi all’esito di una gravidanza.

La gravidanza implica profondissime trasformazioni nella vita di una donna, sia dal punto psicologico ed emotivo, sia dal punto di vista fisico/corporeo e di relazione con gli altri. Avere bisogno di tempo per adattarsi al nuovo ruolo e ri-costruirsi integrando la nuova identità di madre, può accadere a molte donne e non c’è nulla di inadeguato in tutto ciò. La rete che circonda la donna dovrebbe sostenere questo passaggio senza dare nulla per scontato (“sei mamma”, “sai come fare”, “usa l’istinto” ecc) poiché anche la relazione con il proprio figlio ha bisogno di tempo per essere costruita ed è necessaria una reciproca conoscenza per comprendere quali siano i bisogni del bambino. Piuttosto, se vi accorgete che una neo-mamma è in un momento di difficoltà e profonda tristezza, si sente inadeguata e colpevole, alleggerite il carico e suggerite un sostegno per far si che il disturbo non si strutturi sempre più, ma si possa intervenire a sostegno della donna, e del bambino, il prima possibile.

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(immagine dal web)

Di PIERINI SIMONA

Psicologa, Psicologa giuridica, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Studio privato a Roma e Reggio Emilia
Terapia on line (Skype, WhatsApp, GoogleMeet...)

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